venerdì 26 giugno 2015

Serenata per un Satellite: analisi della partitura



Scritta nel 1969 in occasione del lancio del satellite europeo ESTRO I dall'isola di Vandemberg nell'Oceano Pacifico per lo studio dei fenomeni connessi alle aurore boreali, Serenata per un Satellite rappresenta l'apice lirico e formale della ricerca aleatoria di Bruno Maderna. Dedicata al fisico torinese Umberto Montalenti, allora direttore dell'ESOC (European Space Operation Centre) il quale aveva progettato e cordinato il lancio, la serenata si presenta come 
"un reticolato di righi musicali, obliqui, ricurvi, di frammenti da montare liberamente, ma notati con indicazioni esecutive molto precise, un gioco che documenta l'approccio aproblematico di Maderna con il mondo dell'alea."
Essa rappresenta una delle pagine più significative nella storia dell'alea controllata (secondo la teoria di Pierre Boulez di conciliare alea e composizione, casualità degli esiti musicali e impiego di materiale musicale rigorosamente prescritto), in grado di far scaturire momenti di alto lirismo e di combinazioni sonore da un materiale musicale inscritto in un percorso grafico - che delinea grandi orbite nello spazio - non convenzionale, rispetto alla notazione musicale comunemente intesa.
Come riportato dal musicologo Massimo Mila, Maderna era enormemente attratto da queste operazioni futuristiche e 'stregonesche', tanto da tentare di riprodurle in musica, sia da un punto di vista sonoro e formale, che grafico. L'1 ottobre 1969, sera stessa della messa in orbita del satellite, Moderna diresse la prima della sua Serenata che intendeva celebrare l'avvenimento. Esecutori ne furono A. Sweekhorst (flauto, ottavino), il solito Lothar Faber (oboe, oboe d'amore, musette), D. Busse (arpa), H. Rossmann (marimba) e il celebre Sascha Gawriloff (violino). Alla prima esecuzione, inoltre, non venne utilizzato il titolo con il quale oggi il pezzo è conosciuto, dato che, nella prima stesura, il brano venne intitolato Serenata per un missile.
La Serenata, secondo quanto prescritto dallo stesso Maderna in partitura, "possono suonarla violino, flauto (anche ottavino), oboe (anche oboe d'amore, anche musette), clarinetto (trasportando naturalmente la parte), marimba, arpa, chitarra e mandolino (suonando quello che possono), tutti insieme o separati o a gruppi, improvvisando insomma, ma! con le note scritte". Le note scritte sono inserite in moduli interscambiabili disposti sulla pagina in vario modo, per diritto, per traverso, obliqui, diagonali, incrociati, uniti o separati, in modo da consentire all'esecutore di seguire un 'percorso' alternativo ad ogni performance, rispettando una durata variabile dai 4 ai 12 minuti.
La Serenata rappresenta a tutti gli effetti un'opera 'aperta', nel senso che prevede un notevole apporto creativo da parte dell'esecutore, la cui interpretazione è essa stessa aperta perché mutevole nel tempo.
Interpretare una partitura con le caratteristiche simili a quelle della Serenata presuppone un'opera di ricomposizione dell'opera, quasi come fosse un puzzle i cui pezzi siano interscambiabili in maniera quasi anarchica. Come altre partiture della musica aleatoria del '900, la Serenata è composta da un unico foglio, sul quale i pentagrammi sono disegnati anche diagonalmente, "magneticamente" attratti o respinti, disposti per tutto l'arco della pagina, dove le note, unendosi e scontrandosi, danno vita a disegni astratti: un ideogramma, un arabesco, una scacchiera..




Gli esecutori della serata inaugurale dovettero mettere in atto un nuovo modo di reagire alle manipolazioni grafiche della partitura: si trattava di creare un discorso musicale logico partendo dal labirinto sonoro di Maderna, e di dare vita ad un'improvvisazione nuova e autentica. Interpretare ha quindi una valenza fondamentale: dona all'esecutore la possibilità di scegliere, di dare forma, di definire e in un certo senso di "chiudere" l'opera.



Nel video che prenderò in esame per quest'analisi, la Serenata, eseguita dalla chitarra di Arturo Tallini, ruota intorno ad una frase centrale che viene ripetuta a loop, intervallata ad altri episodi: inizialmente, l'esecutore ribatte la prima nota del segmento (si) 3 volte prima di eseguire il primo "inciso", poi la prima "semifrase", per ripetere poi due volte - la seconda delle quali in una dinamica più attenuata, quasi come retaggio della tradizione - l'intera frase, con la chiusura sulla figurazione ritmica di settimina, giocando poi ossessivamente sulla ripetizione del si ad ottave differenti, utilizzando anche vari armonici naturali dello strumento, arricchendo, ad ogni ripetizione dell'inciso "tematico", altri frammenti di partitura (i ribattuti degli accordi del rigo a fine pagina, le scale di diminuite presenti sulla parte sinistra del foglio, le figurazioni a carattere di trillo sulla destra), creando anche una tessitura sonora molto ampia, non immaginabile dalla mera carta stampata.




A partire da min 2:44, il nuovo frammento tematico diviene l'intervallo LA - FA diesis, riprodotto sempre con l'utilizzo di armonici, inframmezzato da altri episodi..





Al minuto 3:14, invece, troviamo una scaletta ascendente il cui climax si trova in un punto di incontro fra due righi di pentagramma, i quali danno origine al frammento di scacchiera precedentemente nominato.



La chitarra assume poi dei connotati quasi flamenchi, per poi riprendere con l'andamento accordale di prima, al quale intervalla brevi sprazzi lirici, e, addirittura, una citazione dell'inizio del Preludio della terza Partita di Bach per violino solo (min 4:03)
Dopo aver percosso la chitarra, tanto da renderla esclusivamente uno strumento percussivo, a partire dal minuto 5:00, l'esecutore si accompagna con la voce, cantando a bocca chiusa il pedale di tonica (SI) e di dominante (FA diesis) della tonalità attorno alla quale ha deciso di far ruotare il brano, ovvero Si maggiore, per poi ribattere ripetutamente con figurazioni più piccole il si.


La mia analisi purtroppo non risulta approfondita per problemi logistici legati alla reperibilità delle parti: le edizioni che ho rinvenuto di Serenata per un satellite, purtroppo, soffrivano di una risoluzione troppo bassa per permettermi un'indagine più accurata e meticolosa. Tuttavia, ho potuto apprezzare le peculiarità di questa esecuzione, che ho scelto perché, a mio parere, vede sfruttate appieno le potenzialità dello strumento, così come le infinite possibilità che offre questa partitura. Paragonando questa esecuzione con altre performances che ho ascoltato, non ho potuto non notare quanto l'elemento che contraddistingue ogni esecuzione dalle altre sia soprattutto il carattere. L'esecuzione che ho preso in esame è caratterizzata, ad eccezione di alcuni momenti, da un'atmosfera molto cantabile ed armoniosa, merito sicuramente anche dello strumento utilizzato che per natura ha un timbro molto dolce e melodioso. Un'altra esecuzione che ho avuto modo di ascoltare, eseguita da oboe, clarinetto e flauto, è permeata da un clima molto più teso, agghiacciante, quasi claustrofobico, dato non solo dai timbri degli strumenti - che ruotano attorno al registro medio- basso nel caso del clarinetto, ed alto per oboe e flauto - ma anche dalla scelta degli accordi (serie di dissonanze e accordi diminuiti, rare risoluzioni su accordi consonanti), molto più vicini, a mio modesto parere, al sistema seriale di Schoenberg. Un' ulteriore, validissima esecuzione del 2014, vede un virtuoso flauto come unico protagonista, mentre un computer seleziona frammenti audio casuali, tratte da altre esecuzioni del brano di Maderna, così da creare una vera commistione fra fonti sonore differenti, un vero "gioco coi dadi" in quanto le possibilità risultano infinite: dal pc vengono infatti estratti frammenti di violino, chitarra, oboe, creando incroci sonori particolarissimi e irripetibili.






giovedì 25 giugno 2015

Il futurismo di Bruno Maderna e la poesia dell'area controllata

La vita



Caposcuola indiscusso dell'avanguardia musicale europea del secondo dopoguerra, figura fra le più sottovalutate, soprattutto in Italia, Bruno Maderna (Venezia, 21 aprile 1921 - Darmstadt, 13 novembre 1973) si colloca nella scia della scuola post-weberniana e dell'espressionismo in musica.
Enfant prodige, violinista dall'età di sette anni, in virtù del suo precoce talento, nel 1934 iniziò lo studio della composizione nella classe di A. Pedrollo, sotto la tutela di Irma Manfredi.
Proseguì i suoi studi al Conservatorio del Santa Cecilia di Roma, dove si diplomò in composizione sotto la guida di Alessandro Bustini, perfezionandosi a Venezia con Gianfrancesco Malipiero; per la direzione d'orchestra, studiò con Antonio Guarnieri ed Hermann Scherchen.
Dal 1948 al 1952, divenne insegnante al Conservatorio di Venezia; dal '56, invece, venne nominato docente presso internationale ferienkurse für neue musik darmstadt.
Nel 1950, diresse i suoi primi concerti all'estero, prima a Parigi e a Monaco, poi in Germania, Svezia, Belgio e Austria. Nel 1955, con la collaborazione di Luciano Berio, fondò lo Studio di Fonologia Musicale presso la Rai di Milano, promuovendo gli "incontri musicali" per la diffusione della musica contemporanea. Sempre a Milano, Maderna tenne un corso di tecnica dodecafonica presso il Conservatorio, su invito di Giorgio Ghedini. Dal 1961 al 196l, fu direttore stabile dell'Internationales Kranichsteiner Kammerensemble , dirigendo anche a Tokio e Buenos Aires. Negli anni '60 fu molto attivo in Olanda, tanto da diventare docente presso il Conservatorio di Rotterdam; tenne inoltre corsi al Mozarteum di Salisburgo. Negli anni '70, invece, si spostò oltreoceano, dirigendo il Julliard Ensemble e varie orchestre americane; nel 1972 assunse il ruolo di direttore stabile presso l'Orchestra Sinfonica della Rai di Milano, vincendo, lo stesso anno, il Premio Italia per la sua invenzione radiofonica Ages. Nel 1973 gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni, che lo portò alla morte il novembre dello stesso anno.

Stile e Opere

Figura di spicco nel panorama musicale del secondo dopoguerra, Bruno Maderna si distinse per l'intuito e la libertà del suo ingegno, che lo portarono alla realizzazione di alcuni fra i componimenti più originali ed innovativi della scena musicale del secolo.
La sua straordinaria intelligenza creativa, la fantasia e il rigore espressi nelle sue opere consentivano un utilizzo estremo e audace delle strutture compositive della musica seriale. Da Malipiero, Maderna eredita l'interesse per la musica antica e per la polifonia rinascimentale, e la necessità di confrontarsi costantemente con la storia, in opposizione alla scelta dell'avanguardia di rompere ogni legame con il passato. Nelle sue prime composizioni si colgono infatti elementi di ascendenza madrigalistica, insieme ai modelli neoclassici (Serenata del 1956), e a quelli di Stravinskij e Bartok che emergono nel Quartetto del 1946. Fondamentale è la contaminazione fra elementi tradizionali e nuovi principi costruttivi: la citazione del corale "Von Deinem Thron tret'ch hiermit" nelle B.A.C.H. Variationen (1949), l'utilizzo dell'epitaffio di Sicilo nella Composizione n. 2 (1950) - caratterizzata da una commistione fra sistema modale greco e dodecafonia -, l'impiego di ritmi di polka e can-can nella Improvvisazione n. 1 (1951/1952), l'utilizzo di "Fischia il vento" e di tre canti popolari veneti nelle permutazioni seriali di Vier Briefe (1953) e di Composizione in tre tempi (1954).    


Ascolta Serenata - Bruno Maderna 1956

Anche nella musica elettronica, Maderna non ricerca sonorità 'pure', avvicinandosi alla concezione della musique concrète parigina e alla tape music americana, più che alla musica elettronica tedesca.
La sua musica nasce da un rapporto con la 'fisicità' del suono, ma anche da una ricerca del suono naturale: ad esempio, Continuo (1958) - definito da Massimo Mila "uno dei più alti momenti di poesia che la musica elettronica abbia raggiunto" - viene realizzato su un suono di flauto e un suono di rumore bianco filtrato, la Serenata n. 3 utilizza flauto e marimba, i cui suoni sono trasmutati elettronicamente, in Musica su due dimensioni (1952) i corpi sonori coinvolti sono un flauto, percussioni e un nastro magnetico, anticipando Varèse nel progetto di combinare suoni elettronici e suoni prodotti dal vivo.



                                            Bruno Maderna, Musica su due dimensioni 


Un'ulteriore opera, ancora una volta straordinaria espressione della libertà compositiva di Bruno Maderna, è rappresentata da Hyperion, un work in progress, 'costellazione di opere' che impegnò il compositore dal 1963 al 1970, emblema del simbolico conflitto fra il Poeta (l'individuo) e la Macchina (il sistema), tanto da essere definita dallo stesso Maderna:

"la rappresentazione del Poeta, dell'Artista, di un uomo che è solo e tenta di convincere gli altri, di portarli verso le sue idee, i suoi ideali. Ma i suoi ideali sono così alti, buoni e tolleranti che la gente non è ancora capace di capirli, perciò tenta di distruggere il poeta".


Protagonista dell'opera è proprio il Poeta, Iperione - protagonista del romanzo epistolare scritto da Hölderlin tra il 1792 e il 1799, sotto l'influenza degli eventi causati dalla Rivoluzione Francese - che invano tenta di esprimersi e farsi ascoltare, frustrato dalle continue interruzioni ad opera di persone, eventi, rumori. Infine, si allontana, sconfitto, intonando brevi assoli.


La concezione poetica espressa in Hyperion è rintracciabile anche nel successivo Concerto per violino e orchestra (1969) , in cui lo strumento solista, ovvero il profeta, l'idealista, il genio incompreso, viene interrotto brutalmente dall'orchestra, la massa, la quale al tempo stesso ne è affascinata ma lo respinge, tanto da portarlo a trovare asilo in un luogo ideale, un locus amoenus, distaccato dal mondo empirico, un luogo idilliaco e utopico.

Ascolta Concerto per Violino, Bruno Maderna

A partire dal 1969, con Quadrivium si apre l'ultima stagione compositiva di Maderna, contraddistinta dall'adozione di tecniche aleatorie sempre più audaci, da lui stesso interpretate in qualità di direttore con grande rigore formale e straordinaria duttilità espressiva.

mercoledì 10 giugno 2015

Il silenzio non esiste


Musicista eccentrico ed ironico, John Cage è unanimamente considerato una delle personalità più significative ed emblematiche del Novecento. Allievo di Cowell, Schoenberg e Varèse, si è affermato soprattutto come pianista e compositore dalla controversa fama, ideando il "pianoforte preparato", ovvero un pianoforte dal timbro modificato, ottenuto grazie all'inserimento in maniera casuale di svariati oggetti fra le corde dello strumento.
Il brano più discusso della carriera di Cage è rappresentato indubbiamente da 4'33'', composizione in tre movimenti, composta nel 1952 per qualsiasi ensemble o strumento musicale, la quale consiste di tre movimenti in tacet: l'esecutore non dovrà suonare per tutta la durata del pezzo, ovvero "quattro minuti e trentatré secondi di silenzio". L'intento di Cage era quello di dimostrare come il silenzio in natura non esista; in seguito ad una sua visita alla camera anecoica dell'Università di Harvard, realizzò che il silenzio assoluto è un'utopia, in quanto riuscì a percepire la propria pulsazione cardiaca.




John Cage, 4' 33', Solista William Marx


Il gioco dei dadi

L'aleatoria - dal latino "alea", ovvero gioco di dadi - definisce una tipologia musicale basata sull'indeterminazione e sull'abbandono di ogni pianificazione, in cui sono presenti elementi della composizione lasciati al caso, o al libero gusto dell'interprete, che partecipa in prima persona alle scelte compositive, mentre il compositore non esercita più alcun controllo sul processo creativo, rendendolo quasi un avvenimento musicale fortuito.
Essa prende le orme dalla musica concreta e dalle avanguardie artistiche del '900; tuttavia, un precedente della musica aleatoria può essere considerato il Musikalisches Würfelspiel (gioco dei dadi musicali), un sistema in voga nel XVIII secolo in Europa che permetteva, grazie all'utilizzo di dadi, di generare musica in maniera casuale, a partire da variabili sonore composte in precedenza.




J.P. Kirnberger, Der allezeit fertige Menuetten- und Polonaisencomponist, primo esempio di Musikalisches Würfelspiel


La musica aleatoria trova anche un antecedente in due brani composti dall'artista francese Marcel Duchamp, epigono del movimento dadaista. In particolare, nel 1913, egli, insieme alle due sorelle, realizzò una composizione, Erratum Musical, pescando a caso le note musicali da un cappello:



Applicazione del metodo di M. Duchamp (1913)
                          
Successivamente, oltre a Cage, caposaldo e leader della chance music, si accostarono a questa corrente autori quali Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez, Witold Lutosławski, György Ligeti, e
 gli statunitensi Charles Ives ed Henry Cowell. In ambito italiano, spiccano i nomi di Bruno Maderna, Luciano Berio e Luigi Nono.


Ascolta:

K.Stockhausen, Kontakte (1964)

Henry Cowell, Aeolian Harp (1923)

Luigi Nono, Guai ai gelidi mostri (1983/1988)