giovedì 25 giugno 2015

Il futurismo di Bruno Maderna e la poesia dell'area controllata

La vita



Caposcuola indiscusso dell'avanguardia musicale europea del secondo dopoguerra, figura fra le più sottovalutate, soprattutto in Italia, Bruno Maderna (Venezia, 21 aprile 1921 - Darmstadt, 13 novembre 1973) si colloca nella scia della scuola post-weberniana e dell'espressionismo in musica.
Enfant prodige, violinista dall'età di sette anni, in virtù del suo precoce talento, nel 1934 iniziò lo studio della composizione nella classe di A. Pedrollo, sotto la tutela di Irma Manfredi.
Proseguì i suoi studi al Conservatorio del Santa Cecilia di Roma, dove si diplomò in composizione sotto la guida di Alessandro Bustini, perfezionandosi a Venezia con Gianfrancesco Malipiero; per la direzione d'orchestra, studiò con Antonio Guarnieri ed Hermann Scherchen.
Dal 1948 al 1952, divenne insegnante al Conservatorio di Venezia; dal '56, invece, venne nominato docente presso internationale ferienkurse für neue musik darmstadt.
Nel 1950, diresse i suoi primi concerti all'estero, prima a Parigi e a Monaco, poi in Germania, Svezia, Belgio e Austria. Nel 1955, con la collaborazione di Luciano Berio, fondò lo Studio di Fonologia Musicale presso la Rai di Milano, promuovendo gli "incontri musicali" per la diffusione della musica contemporanea. Sempre a Milano, Maderna tenne un corso di tecnica dodecafonica presso il Conservatorio, su invito di Giorgio Ghedini. Dal 1961 al 196l, fu direttore stabile dell'Internationales Kranichsteiner Kammerensemble , dirigendo anche a Tokio e Buenos Aires. Negli anni '60 fu molto attivo in Olanda, tanto da diventare docente presso il Conservatorio di Rotterdam; tenne inoltre corsi al Mozarteum di Salisburgo. Negli anni '70, invece, si spostò oltreoceano, dirigendo il Julliard Ensemble e varie orchestre americane; nel 1972 assunse il ruolo di direttore stabile presso l'Orchestra Sinfonica della Rai di Milano, vincendo, lo stesso anno, il Premio Italia per la sua invenzione radiofonica Ages. Nel 1973 gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni, che lo portò alla morte il novembre dello stesso anno.

Stile e Opere

Figura di spicco nel panorama musicale del secondo dopoguerra, Bruno Maderna si distinse per l'intuito e la libertà del suo ingegno, che lo portarono alla realizzazione di alcuni fra i componimenti più originali ed innovativi della scena musicale del secolo.
La sua straordinaria intelligenza creativa, la fantasia e il rigore espressi nelle sue opere consentivano un utilizzo estremo e audace delle strutture compositive della musica seriale. Da Malipiero, Maderna eredita l'interesse per la musica antica e per la polifonia rinascimentale, e la necessità di confrontarsi costantemente con la storia, in opposizione alla scelta dell'avanguardia di rompere ogni legame con il passato. Nelle sue prime composizioni si colgono infatti elementi di ascendenza madrigalistica, insieme ai modelli neoclassici (Serenata del 1956), e a quelli di Stravinskij e Bartok che emergono nel Quartetto del 1946. Fondamentale è la contaminazione fra elementi tradizionali e nuovi principi costruttivi: la citazione del corale "Von Deinem Thron tret'ch hiermit" nelle B.A.C.H. Variationen (1949), l'utilizzo dell'epitaffio di Sicilo nella Composizione n. 2 (1950) - caratterizzata da una commistione fra sistema modale greco e dodecafonia -, l'impiego di ritmi di polka e can-can nella Improvvisazione n. 1 (1951/1952), l'utilizzo di "Fischia il vento" e di tre canti popolari veneti nelle permutazioni seriali di Vier Briefe (1953) e di Composizione in tre tempi (1954).    


Ascolta Serenata - Bruno Maderna 1956

Anche nella musica elettronica, Maderna non ricerca sonorità 'pure', avvicinandosi alla concezione della musique concrète parigina e alla tape music americana, più che alla musica elettronica tedesca.
La sua musica nasce da un rapporto con la 'fisicità' del suono, ma anche da una ricerca del suono naturale: ad esempio, Continuo (1958) - definito da Massimo Mila "uno dei più alti momenti di poesia che la musica elettronica abbia raggiunto" - viene realizzato su un suono di flauto e un suono di rumore bianco filtrato, la Serenata n. 3 utilizza flauto e marimba, i cui suoni sono trasmutati elettronicamente, in Musica su due dimensioni (1952) i corpi sonori coinvolti sono un flauto, percussioni e un nastro magnetico, anticipando Varèse nel progetto di combinare suoni elettronici e suoni prodotti dal vivo.



                                            Bruno Maderna, Musica su due dimensioni 


Un'ulteriore opera, ancora una volta straordinaria espressione della libertà compositiva di Bruno Maderna, è rappresentata da Hyperion, un work in progress, 'costellazione di opere' che impegnò il compositore dal 1963 al 1970, emblema del simbolico conflitto fra il Poeta (l'individuo) e la Macchina (il sistema), tanto da essere definita dallo stesso Maderna:

"la rappresentazione del Poeta, dell'Artista, di un uomo che è solo e tenta di convincere gli altri, di portarli verso le sue idee, i suoi ideali. Ma i suoi ideali sono così alti, buoni e tolleranti che la gente non è ancora capace di capirli, perciò tenta di distruggere il poeta".


Protagonista dell'opera è proprio il Poeta, Iperione - protagonista del romanzo epistolare scritto da Hölderlin tra il 1792 e il 1799, sotto l'influenza degli eventi causati dalla Rivoluzione Francese - che invano tenta di esprimersi e farsi ascoltare, frustrato dalle continue interruzioni ad opera di persone, eventi, rumori. Infine, si allontana, sconfitto, intonando brevi assoli.


La concezione poetica espressa in Hyperion è rintracciabile anche nel successivo Concerto per violino e orchestra (1969) , in cui lo strumento solista, ovvero il profeta, l'idealista, il genio incompreso, viene interrotto brutalmente dall'orchestra, la massa, la quale al tempo stesso ne è affascinata ma lo respinge, tanto da portarlo a trovare asilo in un luogo ideale, un locus amoenus, distaccato dal mondo empirico, un luogo idilliaco e utopico.

Ascolta Concerto per Violino, Bruno Maderna

A partire dal 1969, con Quadrivium si apre l'ultima stagione compositiva di Maderna, contraddistinta dall'adozione di tecniche aleatorie sempre più audaci, da lui stesso interpretate in qualità di direttore con grande rigore formale e straordinaria duttilità espressiva.

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